Intitolazione Scuola dell'Infanzia a Angelelli Lina

Motivazioni

Data:

05 giugno 2025

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Descrizione

Lina Angelelli – La mamma del paese- Nata a Fabriano nel 1911 deceduta a Fermo  il 25/05/2009

 

Angelelli Lina, un nome che è per tutti noi mercatellesi l’esempio della professionalità, della dolcezza, della eleganza e delle buone maniere. Ostetrica a Mercatello per circa 47 anni è sempre stata una presenza determinante della “sanità” in mezzo alla gente. Ha assistito, presso il domicilio delle gestanti a un numero impressionante di parti, quasi sempre aiutata soltanto dai famigliari. Precisamente 1419 dal 1935 al 1980. Ha poi seguito tanti altri parti in ospedale negli anni settanta e ottanta fino al dicembre 1987. Fungeva non solo da ostetrica ma svolgeva anche attività di pediatria e ginecologia con grande competenza. Il paese di oggi si può dire sia nato e cresciuto bene grazie a Lei. Fu l’espressione di una tenerezza e di un senso vero dell’amore verso gli altri sempre unico e disinteressato.

Una breve sua testimonianza ne raccontò la vita:

“Ho iniziato la mia carriera a Mercatello nell’anno 1934, subito dopo il diploma, come interina per 4 anni; sono passata di condotta per merito di concorso ed ho esercitato la mia professione fino al 1980. Poi ho seguito tanti altri parti presso l’ospedale di Urbino fino al dicembre 1987.

Sono nata a Fabriano e sono arrivata a Mercatello per ricoprire la sede vacante di cui sopra.

Ho assistito al primo parto all’età di 23 anni. L’ho seguito con tranquillità, poiché esso è avvenuto in paese e dunque la vicinanza del medico e dell’ospedale in caso di bisogno mi rendeva tranquilla. Le emozioni provate non erano di ansia, ma di gioia, perché per me quello era il momento iniziale di una professione vera “sul campo”.

Al tempo c’era una forte differenza tra famiglie ricche e famiglie povere, cioè fra quelle che appartenevano al ceto dei possidenti agrari e quelle dei braccianti agricoli. In certi casi l’abitazione dei poveri era costituita da una sola stanza con uso di cucina e di dormitorio, priva di illuminazione elettrica e di acqua, che veniva portata con le brocche.

Inizialmente la mia venuta a Mercatello fu salutata con un po’ di diffidenza, dovuta alla mia giovanissima età ed alla mia corporatura esile. Ma è bastato davvero poco tempo per cambiare l’opinione dei paesani, vista la mia apertura di carattere e la volontà di esercitare la professione nel modo migliore.

La relazione con la mamma ed il bambino continuava nel tempo per molti anni, sia per un sentimento di grande fiducia che si stabiliva tra me e le famiglie, sia per le reali esigenze nella vita comunitaria del paese, ove l’ostetrica rappresentava l’anello intermedio fra il cittadino e il medico; a lei si ricorreva per qualsiasi consiglio di ordine sanitario.

Il rischio parto era alto soprattutto nelle campagne, poiché le donne non erano ancora educate a sottoporsi a controlli costanti durante la gravidanza. Tuttavia nella mia esperienza personale fra i parti avvenuti in casa non si è mai registrato un esito negativo. Mi è capitato di assistere ad una conclusione infausta solo pochissime volte, quando ho accompagnato in ospedale gestanti con patologie.

Ho assistito a 1419 parti in casa, senza considerare quelli fuori condotta, che non sono stati computati dall’Amministrazione e tutti quelli avvenuti in Ospedale negli ultimi anni della mia attività. Aggiungo che in certi casi ho assistito alla nascita di tre generazioni, partendo dalla bisnonna, la nonna e la mamma.

Nella valigia ostetrica che mi ha sempre accompagnato c’erano il pelvimetro, due cocker per tamponare il cordone, le forbici per reciderlo, il catetere, lo stetoscopio, i disinfettanti, il preparato per la disinfezione degli occhi, i guanti e il grembiule.

I mezzi di trasporto erano la bicicletta e, nei luoghi di montagna, il mulo o l’asino con la sella. Quando la stagione era inclemente, venivo accompagnata dai carabinieri con la camionetta.

In certi casi, se il percorso era lungo e faticoso, bisognava sostituire la bestia da sella affaticata grazie al mutuo soccorso dei contadini. Una volta, dopo una forte nevicata, fu necessario far aprire la strada da quattro mucche che l’una dietro l’altra segnarono la rotta con le punte degli zoccoli.

Bisognava essere sempre reperibili ed anteporre il lavoro alla vita della famiglia.

Tutta la popolazione, sia quella inurbata nel paese sia quella delle contrade, mi ha sempre riconosciuto gratitudine per la serietà nel lavoro e la continua presenza.

Ricordo semplicemente che negli anni più lontani non c’era una vera partecipazione all’evento della nascita da parte dei mariti, poco o quasi per niente coinvolti dalla vicenda delle mogli.

Credo oggi comunque, a ragion veduta, che il parto in Ospedale rappresenti maggior sicurezza sotto ogni punto di vista, per la madre e per il nascituro.

Certamente durante la mia professione si sono verificate situazioni che potevano destare preoccupazioni, ma proprio allora è stata maggiore la soddisfazione nel vedere venire alla luce un bambino.

Per far fronte alle precarietà dell’igiene mi procuravo materiale sterile ed esigevo biancheria pulita, l’acqua bollita in un fiasco spagliato, bacinelle di smalto per fiammeggiare con l’alcool.

La presenza di una donna di famiglia era indispensabile per poter lavorare con sicurezza e serenità.

Godevo comunque di ottima considerazione.

La reperibilità cui accennavo precedentemente era valida in qualsiasi momento del giorno e della notte, nei giorni feriali ed in quelli festivi, tranne in poche occasioni in cui usufruivo di una sostituta.

All’inizio venivo retribuita direttamente dalla famiglia con un compenso di 35 lire compresi i medicinali, poi in tempi più recenti dalla Mutua.

La frequentazione del Sindaco, del Medico, del farmacista, del parroco era continua: rappresentavano le figure istituzionali della Comunità.

Il mio lavoro era considerato molto importante, data la salvaguardia delle madri e dei piccoli che venivano al mondo.

Il medico di base era il normale interlocutore durante la mia attività che, essendo stata lunga e continua, mi ha dato l’opportunità di conoscerne tre: il Dottor Bizzarri, il Dottor Grassi, il Dottor Gostoli.

Di ragazze madri non ricordo, perché le regole del paese imponevano che, nel caso di una gravidanza prematrimoniale, i giovani si sposassero.

Ribadisco che in casi simili le famiglie si accordavano sempre per far sposare i due ragazzi.

All’epoca un figlio era sempre ben accetto, tanto che sono riuscita ad assistere in una famiglia fino al ventesimo nato. I fratellini venivano a conoscere con gioia tutti in fila indiana l’ultimo nato, e magari il padre, in tempi di Carnevale, era ad un Veglione ...

Vorrei ricordare che durante la mia attività ho dovuto profondere tutte le mie energie per modificare le vecchie abitudini nella cura del neonato, impedendo che venisse fasciato fin dalla nascita in una specie di “bozzolo” come il bambino della Madonna di Loreto e che si usassero bracieri con carboni ardenti nella stanza da letto e il cosiddetto “prete” all’interno del letto per tenere caldo il piccolo, con i rischi oggi ben noti dello sprigionarsi del mono ossido di carbonio. Aggiungo una curiosità del tutto particolare, riguardante una donna dei Persagnoli che ebbe 20 figli, di cui 16 frutto di otto parti gemellari alternati ad altri quattro parti singoli.

Ringrazio il Signor Alfiero Marchetti, anche lui tra i tanti che ho visto nascere che, invitandomi a ricordare tanti episodi, mi ha messo nelle condizioni di ripercorrere larga parte della mia vita che cominciavo a tenere nella mia mente un po’ come sopita, e dunque mi ha consentito di provare forti e belle emozioni. Il mio lavoro è stato spesso certamente in difesa della vita, sia quella materna che quella dei nascituri.”

 

Allegati

A cura di

Il Sindaco

Comune di Mercatello sul Metauro, 5, Piazza Garibaldi, Mercatello sul Metauro, Pesaro e Urbino, Marche, Italia

Telefono: 0722042940
Email: sindaco@comune.mercatellosulmetauro.pu.it
Il Sindaco

Pagina aggiornata il 06/06/2025